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unsettling Queenstown

Australia’s identity is built on a double rupture: the expropriation of First Peoples’ lands; and the displacement of settler populations from their ancestral motherlands. The country’s wealth is based on an extractive relation to nature, regarding it as a standing reserve for exploitation. A dominion within the Commonwealth, Australia’s statehood is bound to the British Crown. This structure of relations to land, people, and nature are inscribed in the patterns of its settlements, its architecture the spatial language of this inscription.

‘Queenstown’ is the name we give to this pattern of relations. At the end of the second Elizabethan Age, as the voice of First Peoples calls for reckoning, and with planetary urgencies pressing, the settled configuration of this contested inheritance is under question. Queenstown is being unsettled. This exhibition explores and participates in this unsettling, weaving elements from real places and gleanings from current architectural intelligence in search of ingredients to contribute to Venice’s Laboratory of the Future.

Queenstown is a construction both real and imagined, and there are many Queenstowns.  This exhibition draws from two real Queenstowns to construct its fictional version. The first is a colonial copper-mining town on the island of Lutruwita. Here the despoliations of colonialism and extractivism are revealed with particular clarity, while the outlines of an alternative future are being formed within its spaces. A suspended fragment of the arched belvedere of the town’s Empire Hotel centres the exhibition. Outlined in copper tubing, this colonial ghost encloses community voices and frames atmospheric landscapes, immersing the viewer in its dark magnetism.

The names and narratives of Queenstown obscures those of prior inhabitations; Aboriginal Country is overwritten by colonial maps. A process of ‘demapping’ accompanies the reimagining of Queenstown, revealing hidden histories. A layered representation of a demapped Country, combining Aboriginal toponymy drawn from the second Queenstown on Kaurna Yarta land, are projected upon the colonial spectre. An archive of tactics and methods from contemporary practice, engaging themes of temporality and narrative, completes the exhibition, offering openings towards a reimagined future, transcending the encirclements of our many inherited Queenstowns.

unsettling Queenstown

BELVEDERE FANTASMA

La mostra è centrata da una replica sospesa, costruita in scala 70%, del belvedere ad arco dell’Empire Hotel, costruito nel 1901 (anno della Federazione Australiana), nella cittadina mineraria di Queenstown, Lutruwita/ Tasmania. Variamente sogno, memoria, promessa o rovina, questo contorno di tubo di rame di un Belvedere Ghost infesta lo spazio, formando un ricettacolo per l’immaginazione adattiva e una cornice per la visione di immagini immersive dell’ambiente circostante.

VOCI
Voci 2023 (41:33 min) occupano il Belvedere Ghost. La gente di Queenstown – artisti, anziani, minatori, taglialegna, scrittori – racconta ricordi e storie, raccontando il significato del luogo, i dilemmi dello sviluppo, l’appello al riconoscimento e alla giustizia.

PARETE COINVOLGENTE
Due opere video create in risposta a ciascuna delle Queenstown trasmettono i ritmi e gli schemi della natura e le relazioni tra le persone e il luogo. Inhale/ Exhale 2023 (13:32 m ins) di Sarah Rhodes, traccia parallelismi tra i paesaggi curativi di Queenstown a Lutruwita/ Tasmania e l’esperienza di essere sul posto. Permeate 2023 (7:38 m ins) di Unbound Collective, abita le zone umide di mangrovie di Yarta Puult i, su cui è stata costruita la Queenstown di Kaurna Yarta/Adelaide.

Il film esamina il recente avvelenamento delle mangrovie da parte dell’industria dell’estrazione del sale e la necessità di una protezione continua del Paese. Proiettate su una parete larga 16 metri, queste opere avvolgono i visitatori invitandoli a un’esperienza di ascolto incarnato.

APRI ARCHIVIO
Di fronte all’Immersive Wall c’è l’Open Archive. Questa è la componente operativa della mostra: una raccolta di “tattiche” – pepite condensate di intelligenza architettonica che rispondono alla sfida della decolonizzazione in architettura – raccolte dalla professione in tutta l’Australia. Questo forma un inventario o “archivio aperto” di mosse progettuali, allestimenti, t tecniche, proposte ed esempi tratti dal discorso e dalla pratica architettonica attuali, contribuendo al Laboratorio del Futuro della Biennale. I visitatori possono staccare e raccogliere le tattiche che li interessano, compilando così il proprio catalogo personale. Il film esamina il recente avvelenamento delle mangrovie da parte dell’industria dell’estrazione del sale e la necessità di una protezione continua del Paese. Proiettate su una parete larga 16 metri, queste opere avvolgono i visitatori invitandoli a un’esperienza di ascolto incarnato.

PAESE DEMAPPATO
La macchina del colonialismo avanza attraverso la mappatura e la cancellazione del Paese. L’inquietante Queenstown è accompagnato da una demappatura del Country. Frammenti di una rappresentazione cartografica di una terza Queenstown immaginaria sono dispersi nell’Archivio. Questa “demappa”, costruita da mappe esistenti utilizzando analoghi grafici di tattiche raccolte dall’Open Archive, offre uno scorcio di un futuro per il recupero del Paese, trascendendo l’accerchiamento delle nostre numerose Queenstown ereditate.